Villa Fabri, per la "gioia dei posteri"


Villa Fabri fu costruita dalle fondamenta sul finire del Cinquecento e inaugurata nel 1603 da Girolamo Fabri “per sollievo della sua vecchiaia, a gioia dei posteri e del paese, con ampia vista sulla amena valle spoletana, in vicinanza della Città di Trevi, circondata da ogni parte da grandi alberi e ridente giardino”. La storia ci racconta poi di numerosi cambi di proprietà fino alla recente acquisizione da parte del Comune di Trevi.

Nel 1638 passò per successione ai figli di Girolamo. Nel 1633 fu venduta a Luca Venturini. Nel 1676 fu acquisita dagli Onori-Roncalli di Foligno; nel 1742 dai Carrara di Terni (poi Carrara-Rodiani), dai quali passò, per matrimonio, ai conti della Porta di Roma. Nel 1891 Monsignor Giuseppe Giovanni Hais, Vescovo di Hradec Kralove, l’acquistò per il Collegio Boemo in Roma, e l’ampliò con la costruzione dell’ala destra.

Dagli anni Quaranta del Novecento fino al 1988 ospitò, nel periodo estivo il Pontificio Collegio Etiopico. Fu poi venduta a privati e da questi è passata al Comune di Trevi che l’ha restaurata nel 2013 realizzando il nuovo giardino su tre terrazzamenti, l’archeo-frutteto e oliveto sperimentale. Ospita la sede delle Strade dell’Olio, della DOP Umbria, la Fondazione Villa Fabri per gli studi sul paesaggio e la biodiversità.

Chi dipinse le volte delle sue stanze? Per alcuni l'opera fu dello Zuccari e del Baroccio; per altri del Salimbene

Dipinta da finissime mani

Lo storico Durastante Natalucci, trevano, già dal 1745, la diceva “vagamente dipinta nelle volte delle sue stanze da finissima mano creduta da alcuni del Zuccari e del Baroccio, da altri del Salimbene”. I dipinti sono stati attribuiti recentemente ad Antonio Circignani, Ventura Salimbeni, Tarquinio Ligustri che eseguirono gli affreschi nei primi anni del Seicento.
La Villa presenta nei soffitti delle sale del piano nobile una notevole decorazione ad affresco, ben conservata in tutta la sua vastità, della prima metà del secolo XVII. Nell’Atrio o Sala delle Virtù è rappresentata, al centro della volta, la Gloria con la scritta: “Invidiam calco et fortunam supero” (Schiaccio l’invidia e conquisto la fortuna).

Negli spicchi sono rappresentate le figure allegoriche delle quattro stagioni con i propri segni zodiacali, racchiusi in tondi. Nelle lunette vedute di ameni paesaggi e una rara raffigurazione di giochi di bambini. Nella Sala di Salomone, la più ampia, in una finta porta è dipinto un personaggio in atto di affacciarsi; nella volta, scene del Vecchio Testamento: il Giudizio di Salomone; Giuseppe sfugge alle seduzioni della moglie di Putifarre; Susanna tentata dai vecchi; Sansone tradito da Dalila; David guarda Betsabea. Le scene sono tutte incorniciate, e al di sotto spiccano, tra palme e corone, le figure allegoriche della: Concordia, Tranquillitas, Magnificentia, Liberalitas, Nobilitas, Prudentia, Pax, Amicizia, con gli stemmi di alcune famiglie che ebbero in possesso la Villa e di famiglie congiunte.

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Nella Sala della Religione al centro della volta è dipinta la Religione, e nei quattro lati l’Arte Militare, la Letteratura, la Caccia e il Matrimonio. La sala successiva reca le storie del profeta Daniele; il Banchetto di Baldassàr; il Profeta smaschera i sacerdoti di Bel; il Profeta nella fossa dei leoni e il Profeta Abacuc trasportato dall’Angelo con il cibo in mano; i Persecutori del Profeta sbranati dai leoni.

Nella Sala dei Santi Eremiti, nel riquadro centrale della volta, è raffigurato San Paolo protoeremita nutrito da un corvo; nelle edicole laterali: i santi eremiti Antonio, Macario, Onofrio e Girolamo con l’elogio delle loro gesta; e le figure allegoriche della Continenza, Verginità, Parsimonia, Povertà, Carità, Vigilanza, Fedeltà, Affabilità, con i puttini che sorreggono stemmi cardinalizi, tra cui quello del card. Ermino Valenti.

La Sala delle Eremite ha nel centro della volta uno sfondo architettonico con raffigurate le sante eremite in gloria: Maddalena, Maria Egiziaca, Sofronia e Dimpna, ai lati sono raffigurate le scene di vita delle stesse sante.

Il Collegio boemo, la scuola di Beuron e il presente

Il Collegio Boemo ha lasciato, nella facciata principale della Villa, graffiti raffiguranti Praga e altre cinque città della Boemia. All’interno la cappella riccamente dipinta con le Storie di San Venceslao e di San Francesco; nell’abside sono raffigurati i santi della Boemia, tra cui al centro San Venceslao, martire, patrono della Repubblica Ceca e della Boemia.

La decorazione esterna dell’edificio e del luogo di culto è stata realizzata, tra il 1912 e il 1914, dagli artisti B. Cila e Pantaleone Mayor. Quest’ultimo monaco benedettino del Monastero di Praga, seguace della Scuola del Beuron, movimento artistico fiorito in Svezia grazie a Peter Lenz, monaco benedettino con il nome di Dom Desiderio, nella seconda metà del XIX secolo Giovanni Battista Montini (Paolo VI) la definì: ”Una delle correnti meglio definite dell’arte sacra contemporanea. Essa è arte religiosa pura”.

La decorazione della Cappella dei Boemi costituisce in Italia, dopo la Cripta di Montecassino, il secondo lavoro più importante della scuola di Beuron. La scuola artistica benedettina di Beuron getterà ponti verso l’art nouveau e la modernità.

La Villa è utilizzata dall'Ente comunale come straordinario contenitore per iniziative culturali.


Il parco della villa è aperto al pubblico tutti i giorni.
La villa è aperta tutto l’anno, ad eccezione del lunedì, nei seguenti e orari:
mattino dalle 10:00 alle 13:00, pomeriggio dalle 15:00 alle 18:00

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servizio turistico - servizioturisticotrevi@gmail.com

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